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Comunicato stampa

Obesità, all’origine di troppe patologie

A Torino il convegno “Obesity and related diseases”, organizzato da Università degli Studi di Torino e Fondazione Internazionale Menarini . I disordini metabolici sono utili per identificare soggetti ad alto rischio di malattie cardiovascolare e di diabete mellito tipo 2. Nel mondogli adulti in sovrappeso sono più di un miliardo, di cui almeno 300 milioni sono clinicamente obesi. L’aspettativa di vita dei nostri figli potrebbe diventare più breve rispetto alla nostra. Questo soprattutto perché la quantità di cibo a disposizione è globalmente aumentata e le occasioni per compiere attività fisica sono diminuite.

L’obesità sta aumentando drammaticamente in tutto il mondo, anche tra le generazioni più giovani. Con essa cresce anche il numero di  soggetti colpiti da patologie cardiovascolari, diabete e altre condizioni associate all’eccesso di peso corporeo. I massimi esperti in Medicina Interna, Nefrologia, Diabetologia, Cardiologia, Geriatria e altri specialisti, si sono confrontati a Torino durante il convegno Obesity and related diseases, organizzato da Università degli Studi di Torino e Fondazione Internazionale Menarini, per fare il punto sulle conoscenze e la pratica clinica per prevenire e trattare l’obesità e le malattie correlate, prima tra tutte la sindrome metabolica.

«Nonostante molti aspetti della sindrome metabolica restino ancora da definire, forse la sua caratteristica più importante è il fatto che costituisce l’occasione per identificare soggetti ad alto rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e diabete tipo 2 che, nella maggior parte dei casi, risultano associati a sovrappeso o obesità» spiegaPaolo Cavallo Perin, docente di Medicina Interna all’Università di Torino e presidente del convegno. «La sindrome metabolica è infatti una condizione clinica in cui alterazioni metaboliche ed emodinamiche si associano a un aumentato rischio cardiovascolare. Le componenti della sindrome metabolica includono l’obesità viscerale, l’ipertensione arteriosa, la dislipidemia, l’iperglicemia con insulino-resistenza. Anche il danno renale, che si manifesta con aumentata albuminuria e/o ridotta velocità di filtrazione glomerulare, è in aumento nella popolazione con sovrappeso/obesità ed si associa ad aumentato rischio cardiovascolare, con eccesso di  infarto del miocardio, ictus e scompenso cardiaco congestizio».

La sindrome metabolica si manifesta sia nella popolazione adulta sia in età infanto-giovanile, con la conseguenza che per la prima volta nei paesi ricchi si rischia di assistere a un’inversione di tendenza rispetto a quanto è avvenuto nel corso degli ultimi decenni: l’aspettativa di vita dei nostri figli potrebbe diventare più breve rispetto alla nostra. Questo soprattutto perché la quantità di cibo a disposizione è globalmente aumentata e le occasioni per compiere attività fisica sono diminuite. Nel 1961, la quantità media giornaliera di calorie assunte con l’alimentazione era di 2.300 a persona, valore che è salito a 2.800 nel 1998 e che potrebbe superare 3.000 entro il 2015. L’ambiente in cui le persone vivono spesso scoraggia l’attività fisica, se si considera che, in Europa, la metà degli spostamenti in automobile copre distanze inferiori ai cinque chilometri.

«Secondo stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, gli adulti in sovrappeso (considerando come soglia un indice di massa corporea uguale o superiore a 25) sono più di un miliardo, di cui almeno 300 milioni sono clinicamente obesi (indice di massa corporea uguale o superiore a 30). Questa sorta di epidemia desta particolare preoccupazione per l’elevata morbilità ad essa associata, specie di tipo cardiovascolare. Chi pesa il 20% in più del proprio peso ideale aumenta del 25%, rispetto alla popolazione normopeso, il rischio di morire di infarto e del 10% quello di morire di ictus. Ma se il peso supera del 40% il peso ideale, il rischio di morte per qualsiasi causa aumenta di oltre il 50%, per ischemia cerebrale del 75% e per infarto miocardico del 70%. In queste condizioni anche la mortalità per diabete aumenta del 400%» conclude Cavallo Perin.

L’obesità è quindi un importante problema di salute pubblica che richiede un intervento combinato di vari attori (medici, insegnanti, vari testimonial) per diffondere nella popolazione programmi di informazione ed educazione a mantenere o recuperare un corretto stile di vita.

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