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Comunicato stampa
Bambini indifesi contro l’inquinamento
Gli esperti riuniti a Milano per il congresso RespiraMI: intervenire subito per ridurre i danni alla salute

Indifesi contro l’inquinamento. Sono soprattutto i bambini a subirne le conseguenze, fin da quando sono nell’utero materno. E non si tratta soltanto di problemi respiratori, già di per sé gravi, ma anche di condizioni neurologiche, dal ritardo cognitivo all’autismo. Sono questi gli avvertimenti che gli esperti lanciano dal congresso “RespiraMI - Air pollution and our health”, promosso a Milano dalla Fondazione Internazionale Menarini. «I neonati esposti esposti durante la gravidanza a livelli elevati di inquinamento possono presentare uno sviluppo intellettuale rallentato e un minore quoziente intellettivo» spiega Pier Mannuccio Mannucci, Direttore Scientifico dell’Istituto Fondazione Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. Marie Pedersen, Docente in Ambiente e Salute Occupazionale all’Università di Copenhagen, Danimarca, aggiunge che «l’inquinamento determina un peso più basso alla nascita e una riduzione delle misure del cranio». E i danni provocati dallo smog non si fermano alla gravidanza. «Gli agenti inquinanti depositati nel tratto respiratorio possono raggiungere il sistema nervoso centrale attraverso i nervi olfattivi, causando danni neurologici con meccanismi infiammatori e stress ossidativo, soprattutto nei bambini, nei quali il cervello non è ancora completamente sviluppato ed è quindi più indifeso» aggiunge Jordi Sunyer, Docente di Medicina Preventiva e Salute Pubblica all’Università Pompeu Fabra di Barcellona, Spagna. «Secondo uno studio condotto a Barcellona, negli alunni delle scuole elementari in cui l’inquinamento da traffico è maggiore, si è osservata una maggiore difficoltà cognitiva e disordini neuro-comportamentali, in particolare autismo». I danni da smog non colpiscono però soltanto le grandi città, come Barcellona, ma anche zone in cui l’inquinamento potrebbe sembrare meno intenso. «Abbiamo condotto uno studio nella piccola città di Umeå, nel nord della Svezia, secondo cui l'inquinamento rappresenta un chiaro fattore di rischio per infiammazione neuronale nei bambini» conferma Anna Oudin, Ricercatrice dell’Unità per la Medicina Ambientale e Occupazionale all’Università di Umeå, Svezia. «Le particelle inquinanti, superando le barriere nel sangue cerebrale, causano disordini psichiatrici. Nei bambini che vivono in zone della città a maggior inquinamento abbiamo registrato una maggiore prescrizione di farmaci per disturbi mentali, come sedativi, sonniferi e anti psicotici». I danni neurologici provocati dall’inquinamento colpiscono soprattutto gli individui più fragili. Oltre a bambini e donne in gravidanza, bisogna aggiungere anche gli anziani. «L'esposizione all'inquinamento ha effetto anche sul sistema nervoso degli anziani e favorisce lo sviluppo di demenza» aggiunge Oudin. «Secondo uno studio condotto in Svezia, l'inquinamento potrebbe essere contribuire a 16 per cento di tutti i casi di demenza». Bisogna intervenire e subito, perché l’inquinamento non provoca soltanto danni neurologici, ma è un chiaro fattore di rischio per mortalità. «Nel 2015 soltanto l'esposizione all'inquinamento da polveri sottili (le cosiddette PM) ha causato 4,2 milioni di morti nel mondo, pari a 7,6 per cento della mortalità mondiale, posizionandosi al quinto posto assoluto nella classifica dei principali fattori di rischio per mortalità segnala Aaron Cohen, Docente di Salute Pubblica all’Università di Boston, Stati Uniti. «Sommando alle morti causate da PM a quelle provocate dall'eccesso di ozono nell'aria e quelle per l'inquinamento causato dagli impianti di riscaldamento degli edifici, le morti totali arrivano a 6,4 milioni in un anno». Le amministrazioni pubbliche dovrebbero impegnarsi per ridurre i livelli di inquinamento, eppure l’Europa, e quindi l’Italia, non rispettano i valori indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. «Esiste una discrepanza riguardo le concentrazioni di inquinanti da non oltrepassare per legge» conferma Sergio Harari, direttore dell'Unità di Pneumologia dell'Ospedale San Giuseppe di Milano. «I valori indicati dall’Europa e quindi dall’Italia sono infatti generalmente superiori rispetto a quelli indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Per il PM2,5 il limite annuale è ben due volte e mezzo maggiore rispetto a quello consigliato e, a dispetto del gran numero di morti che questo inquinante determina in Europa, neppure le revisioni legislative più recenti lo hanno abbassato. E poi no è sufficiente abbassare i limiti, se poi questi non vengono rispettati».

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