Le complicanze ostetriche sono un importante problema non solo clinico, ma anche sociale. Complicanze come gli aborti precoci ripetuti, i ritardi di crescita o le morti intrauterine del feto e le sindromi eclamptiche causano profonde alterazioni psicologiche nelle donne che ne sono colpite. È quindi di grande importanza l’approccio di prevenzione primaria e secondaria di queste complicanze. Si ritiene che l’insufficienza funzionale della placenta abbia un ruolo chiave nella fisiopatologia delle complicanze della gravidanza e che l’occlusione trombotica dei vasi placentari legata ad un‘attivazione procoagulante del sistema emostatico sia il meccanismo che porta all’insufficienza placentare. Con questa base fisiopatologica, da tempo sono stati proposti farmaci antitrombotici nella prevenzione secondaria delle complicanze ostetriche, tra cui i più studiati sono stati gli antiaggreganti come l’aspirina e gli anticoagulanti come le eparine a basso peso molecolare. Nonostante dati clinici non univoci e contradditori, questi farmaci non privi di effetti collaterali sono largamente usati e spesso impropriamente, anche in situazioni in cui non vi è evidenza della loro efficacia. Per questi motivi, il 39° Corso di Aggiornamento sulle Alterazioni Congenite ed Acquisite della Coagulazione ha scelto di focalizzare un’intera sessione del tema: rivolgendosi così a ginecologi, internisti, laboratoristi ed anche alle ostetriche.
Pier Mannuccio Mannucci